L’edificio, oggi affidato alle cure dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, nasce con lo scopo di preservare le strutture del Sacro Tugurio, ovvero il luogo dove San Francesco riunì i suoi seguaci prima di ottenere dall’Ordine dei monaci Benedettini il possesso della Porziuncola. La costruzione attuale di stile neo gotico, eretta a seguito del terremoto del 1854 d.C., che distrusse la chiesa del XVI secolo, si compone di tre navate alle quali si accede da altrettanti portali. La facciata è decorata con la rappresentazione del miracolo che la storia vuole sia accaduto in questi luoghi: San Francesco, infatti, sarebbe apparso su un carro di fuoco che volava sopra Rivotorto quando nella realtà risulta che egli fosse ad Assisi in attesa di ricevere udienza dal Vescovo Guido II.
L’interno, oltre dalla suggestiva vista del Tugurio, è impreziosito da dodici tele del’600, dipinte da Cesare Sermei, che raffigurano alcuni episodi della vita di San Francesco durante il periodo trascorso a Rivotorto.
Le Fonti Francescane, quanto i Frati hanno trasmesso fino a noi degli eventi legati alla vita di San Francesco, e più nello specifico nella Leggenda dei Tre Compagni, una biografia elaborata dai frati Rufino, Leone ed Angelo che raccontano la vita di Francesco come una crescente conformazione a Cristo, ci raccontano gli inizi della prima fraternità proprio al Tugurio:
« Dimorava allora il Padre con i suoi figli in un luogo vicino ad Assisi, chiamato Rivo Torto, dove sorgeva un tugurio abbandonato da tutti: una stamberga così angusta, che solo a gran fatica potevano sedersi e distendersi. Spessissimo erano privi di pane, e si nutrivano di rape ottenute in elemosina mendicando qua e là. L’uomo di Dio aveva scritto i nomi dei fratelli sulle travi del tugurio, così che, chiunque volesse riposare o pregare, potesse riconoscere il proprio posto, senza far rumore e turbare il raccoglimento, in un rifugio tanto piccolo e stretto”. Ma un giorno, mentre i frati si trovavano colà, ecco giungere un contadino seguito dal suo somaro, con l’intenzione di entrare nel tugurio con l’animale. Perché i frati non facessero resistenza, si affacciò e disse al giumento: “Entra, entra, ché faremo del bene a questo luogo”. Il padre santo, udendo tali parole e intuendo il proposito del villano, provò un moto di ostilità verso quell’importuno, soprattutto perché aveva fatto un gran chiasso con il suo somaro, inquietando i frati che in quel momento erano immersi nel silenzio e nell’orazione. Francesco disse loro: “Vedo, fratelli, che Dio non ci ha chiamati a preparare una stalla per l’asino, né per avere impacci con la gente, ma per andare a predicare agli uomini la via della salvezza dando dei buoni consigli, e ancor più per consacrarci all’orazione e al ringraziamento”. Lasciarono dunque quella stamberga a uso dei poveri lebbrosi, e si trasferirono a Santa Maria della Porziuncola, accanto alla quale sorgeva una casetta, dove avevano abitato prima di ottenere quella chiesa. »
(Fonti Francescane, Leggenda dei tre compagni, XIII, 55 – FF. 1464, 1465)
Il pellegrino che si accosta al Tugurio oggi, non fa archeologia cristiana in cerca di qualcosa che accadde, ma interroga Cristo sul senso della propria vita e sul perché queste pietre continuino ancora ad ispirare conversione nel profondo di tanti cuori. Il Tugurio è custode dell’intuizione/ispirazione di Francesco di Assisi nel voler prendere la propria vita in mano per realizzarne un’offerta gradita a Dio.
© 2022 Santuario del Sacro Tugurio di Rivotorto in Assisi